Articolo pubblicato nel numero 4 – Marzo 2014 della rivista on line Photosophia – Rivista di Cultura e Formazione Fotografica – diretta da Silvio Mencarelli ed edita dalla Libera Accademia di Roma.
L’arte indiana è costituita soprattutto da opere (siano esse statue, templi o palazzi) estremamente cariche di bassorilievi e statue legate ai culti religiosi, i protagonisti delle quali non erano gli artisti, nella quasi totalità dei casi ignoti, ma gli spettatori, che dovevano essere in grado di far proprie le caratteristiche spirituali dell’opera.
L’importanza della religione induista nella società indiana e nella vita quotidiana ha fatto sì che questi monumenti venissero investiti di una fortissima simbologia, che permettesse di individuare la divinità, la sua essenza, nei piccoli simboli che la contraddistinguevano e che potevano far parte della vita di tutti i giorni. Le divinità del Pantheon indiano sono infatti entità sostanzialmente di pura energia i cui lati positivo e negativo, maschile e femminile, si toccano e si intrecciano. Proprio per questo essi hanno bisogno per essere rappresentati e compresi, di forme anche antropizzate, anche se in parte.