TRESIGALLO rappresenta una tappa significativa ed importante della Rotta Culturale Europea sull’architettura di regime in quanto qui, prima che altrove, la propensione alla demolizione dei simboli di un passato non accettato è stata lentamente sostituita dalla presa di coscienza dell’unicità architettonica e urbanistica della città.
L’Amministrazione locale ha avviato alcuni progetti chiave per rivitalizzare gli spazi e gli edifici abbandonati: dall’ex G.I.L all’ex caserma dei carabinieri all’ex CALEFO (un magazzino di cereali). Molti progetti di rivitalizzazione urbana hanno cambiato la prospettiva degli abitanti e l’atteggiamento verso il luogo in cui vivono.
Le ombre del passato non sono state eliminate, ma il ricordo di ciò che è stato viene conservato per il futuro, e questo è il percorso che Tresigallo ha iniziato a seguire.
Come appare oggi, Tresigallo lo è diventata tra il 1933 e il 1939. Prima di allora era un villaggio di povere case, fatte per lo più di fango e paglia, nel comune di Formignana, popolato da braccianti stagionali, pescatori e raccoglitori di canne palustri. Le condizioni nelle campagne ferraresi, tra la fine dell’ottocento e i primi decenni del novecento, erano di grande miseria: la mancanza di lavoro o le paghe da fame (quando il lavoro c’era). e il susseguirsi di una serie di cattive annate, portarono all’esasperazione il bracciantato agricolo, che nel frattempo aveva iniziato ad associarsi in Leghe.
In questo contesto politico e sociale matura l’ascesa di colui che diventerà l’artefice dell’odierna Tresigallo: Edmondo Rossoni.
Rossoni intende trasformare Tresigallo in una città corporativa. Vuole dimostrare, cioè, come, tramite la costruzione di una nuova città, sia possibile realizzare la collaborazione tra le classi attraverso l’architettura e l’urbanistica.